“Dopo la Lamezia-Europa, è il momento di esaminare un’altra società partecipata dalla Provincia di
Catanzaro, il Corap.
Con un debito di circa 31 milioni di euro derivante dal bilancio di esercizi
2016 e 2017, il consorzio regionale nato dall’accorpamento degli ex consorzi per lo sviluppo
industriale delle province calabresi, chiede a ciascun consociato di voler manifestare, o meno, la
propria volontà a mantenere la partecipazione nell’ente”.
Lo dice il presidente della Provincia Sergio Abramo, spiegando che “se l’Amministrazione
provinciale decidesse di mantenere la partecipazione nel Corap, dovrebbe fronteggiare drastiche
ricadute sul proprio bilancio. Quindi, la richiesta di ricapitalizzazione e ripiano delle perdite della
società partecipata si scontra con le ristrettezze economiche proprie delle Province, che rendono
tecnicamente impossibile intervenire in favore di società in perdita netta”.
“Ma si scontra – prosegue - anche con il decreto legislativo n. 100/2017 che ha apportato alcune
rilevanti modifiche alle norme del d. lgs. 175/2016 (“Testo Unico in materia di società partecipate
dalla pubblica amministrazione”). Nello specifico, tali modifiche stabiliscono condizioni molto più
rigorose rispetto al passato relativamente agli interventi a sostegno delle società partecipate con i
bilanci in rosso. In altre parole, l’Amministrazione provinciale dovrebbe spiegare qual è il suo
interesse a rimanere nella partecipata. E io chiedo a me stesso: quale interesse potrebbe giustificare
la volontà di mantenere le quote in una società che registra perdite straordinariamente negative?”.
“A ogni modo – afferma Abramo -, se l’ente provinciale decidesse, per assurdo, di ricapitalizzare, si
troverebbe a dover spiegare ai genitori degli studenti per quale motivo non si riesca a garantire ai
propri figli aule sicure e ambienti adeguati ai loro percorsi, ancora si troverebbe a dover spiegare
perché le strade dissestate non possano ricevere manutenzione. Tutto questo perché l’eventuale
investimento per la ricapitalizzazione delle quote del Corap, renderebbe impossibile o quantomeno
ancora più difficoltoso effettuare interventi di prima necessità. Gestire un ente comporta scelte
quotidiane, a volte molto difficili. La situazione è resa drasticamente più complicata dai continui
tagli operati dal Governo centrale e dalle riforme finanziarie che umiliano le Amministrazioni
provinciali, costringendole a operare entro limiti davvero angusti. Ci tengo, però, a chiarire, che il
mio modus operandi esclude il trascinamento di carrozzoni finalizzati solamente alla salvaguardia
di poltrone, che nulla hanno a che vedere con lo sviluppo serio di un territorio”.
“Non nascondo – dice ancora - di essermi sentito quasi imbarazzato dall’ondata di stupore che creò,
in qualcuno, la mia esternazione di qualche settimana relativa all’impossibilità di ricapitalizzare la
società Lamezia-Europa per mancanza di fondi a disposizione. Avendo esaminato i bilanci di
esercizio del Corap, auspico, in tutta onestà, che si eviti di giustificare l’ingiustificabile
strumentalizzando stati di fatto sui quali sarebbe meglio tacere. Piuttosto, reputo curioso e un fatto
su cui riflettere attentamente, che la Regione Calabria abbia valutato con positività l’uscita dal
Comalca, il principale centro agroalimentare della Calabria con funzione di coordinamento tra i vari
mercati agricoli regionali e nazionali, che ha rispettato il pareggio di bilancio, mentre si mostra
favorevole alla sopravvivenza di una società, come il Corap, di cui detetiene il 45% delle quote, che
chiude con una perdita di bilancio degli esercizi 2016-2017 di 31 milioni di euro”.